E’ stata inaugurata il 13 maggio 2022 la mostra sulle opere scultoree di fine ‘800
di Stefania Carofalo
La mostra è curata dal prof. Massimo Guastella e dalla direttrice del Must arch. Claudia Branca in collaborazione con il Laboratorio Territorio, Arti Visive e Storia dell’Arte Contemporanea (Tasc) del Dipartimento di Beni Culturali del Salento.
Allestimento
Cinquantadue le opere esposte calate in un allestimento ricco di informazioni, quasi a far rivivere la vita di fine Ottocento a chi ammira le sculture. Sulle pareti troviamo: spartiti, testi di canzoni napoletane, documenti d’epoca e la proiezione di filmati della festa di Piedigrotta a Napoli che fa da fondale alle composizioni degli scugnizzi in bronzo.
Le opere in bronzo
I bambini spensierati rappresentano il Carnevale napoletano, quello definito Festa di Piedigrotta che ricorreva l’8 settembre.
Sono sculture di piccolo formato composte da più elementi: gruppi di quattro ragazzini, oppure otto sino ad arrivare a dieci e sono ritratti nell’atto di camminare a piedi nudi e suonare in linea, uno affianco all’altro in un tripudio di emozioni allegre. Sono vestiti in maschera: chi con il cappello napoleonico e giacchetta appoggiata sulla camiciola e braghe corte, chi con cappello a cilindro, chi con l’elmo romano; molto spesso tutti i cappelli sono decorati con un pennacchio.
Sembra quasi di sentirli e di vederli quei monelli del secolo scorso, per le strade cittadine a far baldoria mentre suonano gli strumenti semplici della cultura popolare con la sola intenzione di far chiasso!
Le composizioni statuarie, come altre opere di De Matteis, si differenziano per piccoli accorgimenti; la testa reclinata un po’ di più, la camiciola diversa: è l’elemento piccolo che fa la differenza.
Le opere in terracotta
Alla mostra son presenti anche opere in terracotta rappresentanti singole figure.
L’elegante Torero che, con la sua fierezza e bellezza, affascina chi lo ammira, affiancato ad un altro matador appena più alto ma in bronzo.
In terracotta ancora altri soggetti mirabilmente modellati con una ricchezza di particolari che commuove.
Il Conoscitore, un anziano con il suo monocolo e parrucca, nella postura di chi, sporgendosi col busto in avanti, cerca di osservare meglio. E che dire del Ciabattino, seduto col suo grembiule nell’atto di riparare uno stivale, che veste un bel gilet su una camiciola con il fiocco, i capelli un po’ cresciuti e cilindro. Sembra che la sua attenzione sia rivolta a qualcuno con cui parla parchè non ha l’aria di chi è concentrato nel suo lavoro.
La sue opere sembrano dei piccoli fotogrammi di vita quotidiana. Mirabile è il ragazzino seduto su un secchio in legno capovolto, che guarda ai suoi piedi una gallina razzolante e un gatto; LaTroja ammaestrata in cui la maschera di Pierrot si accinge a scavalcare una palla e una maiala dando a quest’ultima un comando sottolineato dal gesto col dito; i fidanzatini danzanti con i quali lo scultore sottolinea il movimento attraverso la postura della coppia, dalla gonna svolazzante e dai nastri del tamburello nella mano del ragazzo.
Insieme in una stanza sono radunate le acquaiole, tutte meravigliose e simili tra loro che si differenziano attraverso piccoli elementi.
La propensione dello scultore nella scelta di modellare statuaria di piccolo formato si dice che non amasse la statuaria monumentale ma potrebbe essere dettata dalle esigenze di spazio nel suo laboratorio, o ancora perché il piccolo formato è più facilmente controllabile da tutte le angolazioni durante la lavorazione.
Da Lecce a Napoli
Francesco nasce il 25 febbraio 1852 a Lecce e il suo sbocciare all’arte avviene da ragazzo di bottega presso il grande maestro cartapestaio Achille De Lucrezi, ma forte è la suo amore per l’arte scultorea e all’età di 25 anni, decide di trasferirsi a Napoli e frequentare l’Istituto di Belle Arti, punto culturale molto importante per gli artisti del Sud.
La cultura gioiosa napoletana ha piacevolmente colpito l’artista che resta a vivere nella città partenopea, tanto da essere considerato “artista napoletano” e dove mette su famiglia.
Quando la sua giovane figlia muore negli ultimi anni del 1800, vive uno stato di dolore talmente forte da abbandonare la sua attività artistica e lì, a Napoli, morì nel 1917 dopo ave vissuto solo 65 anni.
All’Istituto di Belle Arti sicuramente entrò in contatto con un altro scultore leccese: Oronzo Gargiulo, e chissà se non abbiano deciso insieme di tornare a Lecce per le grandi inaugurazioni del 1898, anno di grandi fermenti culturali cittadine volute dal Sindaco Giuseppe Pellegrino.
Si inaugurarono la linea tramviaria, il nascente Museo Civico Cittadino al Sedile, in piazza Sant’Oronzo e il busto di Gioacchino Toma, realizzato dal De Matteis, poi fuso per esigenze belliche.
L’Arte di Francesco De Matteis merita di essere conosciuta e visitare la mostra è una grande emozione che nutre l’anima.