in mostra dal 6 febbraio al 25 settembre 2022
di Stefania Carofalo
L’altra scultura è il titolo della mostra che apre al pubblico la prestigiosa Fondazione Biscozzi|Rimbaud, curata dal direttore scientifico Paolo Bolpagni, con opere inedite dell’artista salentino Salvatore Sava, classe 1966, considerato fra i più grandi nel panorama dell’arte contemporanea.
Le opere sapientemente scelte da Bolpagni, sono quelle che non ti aspetti, sono quelle opere che illustrano la crescita artistica di Sava, sono le sperimentazioni con materiali che hanno gradualmente trasformato la sua espressione artistica che parte dalla rappresentazione “in piano” e giunge alla scultura.
L’artista racconta, attraverso le opere, il suo rapporto intimo con la natura, che va dall’amore per la terra, generosa con gli uomini ed esigente allo stesso tempo, all’osservazione attenta delle piante, degli alberi e dei loro suoni, quando il vento, come un musicista varia il moto di rami e foglie. Concetto della trasmissione del suono che si riscontra in molte sculture di Sava.
Salvatore Sava, L’albero della luna 1997 (foto Fondazione Biscozzi Rimbaud)
Le opere inedite esposte, sono state realizzate in un arco temporale che inizia negli anni Novanta e si conclude nel secondo ventennio del Duemila. Ci sono le Lettere per la magica Luna scritte secondo un linguaggio proprio dell’artista che variano nella scelta del supporto: partendo dalla carta, passando al cartoncino per approdare infine alla pietra. La luna, meravigliosa e fonte ispiratrice.
L’attenzione di Salvatore Sava per la natura resta presente in ogni opera: la sperimentazione con materiali diversi nella Trappola per il vento del 1998 ne è un esempio chiarissimo, e così anche Il nido, Il Ramo con foglie, i Fiori di pietra, solo per citarne alcune.
In esposizione anche i Cicli dei tragici “neri” che rappresentano, secondo il noto critico d’arte Luciano Caramel, la morte della cultura contadina. Il nero intenso, quasi luminoso, ammanta queste opere che vedono talvolta il coinvolgimento di oggetti un tempo usati nel lavoro dei campi ma non solo, infatti sono presenti anche pietre, legno, cartone, argilla espansa, corda e altro ancora.
Ad accogliere il visitatore, una interpretazione del difficile periodo che stiamo vivendo con l’opera Xalento che vede l’unione dei due responsabili: la xylella e il coronavirus, la prima che causa in prevalenza la morte degli ulivi, e il secondo che colpisce l’uomo.
Il presente articolo è stato pubblicato anche sulla rivista ilpensieromediterraneo