Stefania CAROFALO
Inaugurata la centesima mostra di Vittorio Matino “Divampa colore”, curata dalla moglie Nathalie Vernizzi Matino e dal nipote Gabriele Matino entrambi storici dell’arte. L’esposizione temporanea, visitabile sino al 6 ottobre 2024, comprende una selezione di venti opere realizzate tra il 2004 e il 2013, molte delle quali esposte per la prima volta al pubblico.
E’ la prima mostra delle opere di Vittorio Matino (1943-2022) dalla sua scomparsa, ed è la settima mostra temporanea in fondazione dopo l’esposizione appena conclusa dei Tesori svelati, opere mai esposte della Collezione permanente B|R e delle mostre personali di Avital Yuval con Lucus, di Mirco Marchelli con Voci in capitolo, di Grazia Varisco con Sensibilità percettive, di Salvatore Sava con L’altra scultura e di Angelo Savelli con L’artista del bianco.
I curatori, hanno evidenziato come l’elemento colore sia centrale nella poetica di Matino. La sua è un’arte considerata Astratta ma che ha in sé un meticoloso studio degli artisti del passato e dei maestri dell’arte moderna approfondendone la conoscenza durante i suoi viaggi in Europa e in America.
In un’intervista rilasciata a Giampaolo Sasso, l’artista si esprime in questi termini riguardo la pittura: «Da quando la pittura, con l’invenzione della macchina fotografica, si è liberata di tutti i problemi inerenti alla celebrazione della realtà, ha finalmente trovato la sua grande libertà e uno statuto di un linguaggio autonomo. Ciò ha offerto delle straordinarie risorse alla ricerca espressiva: il problema della pittura, identificata come linguaggio, è fare in modo che i colori e le forme provochino emozioni o evochino altre esperienze estetiche; e che questi colori e forme abbiano un’intensità sufficiente per porsi come autonomi, non come riproduzione di qualcos’altro». E riguardo l’arte astratta: «Il problema per me è come usare una giusta dose di casualità e di controllo, in modo da far emergere dalla pittura cose impreviste e imprevedibili.
A questo processo partecipano tutte le mie esperienze quotidiane, dalle più banali alle più sublimi, che in qualche modo vengono registrate e poi tradotte in pittura. A volte mi si ripresentano esperienze estetiche che hanno seguito dei percorsi che io stesso non conosco, misteriosi. Questo meccanismo di rielaborazione di esperienze visive è un meccanismo condiviso da molti artisti astratti».
Entrando nelle sale espositive, avvolti nella musica jazz di qualità, si assiste a un’immersione nei colori delle opere di grande formato in cui la verticalità è accentuata dalle pennellate che dal centro basso della tela tracciano segni in ascensione. Le opere sono esposte sulle pareti con grande cura in funzione della tonalità dei colori e dei richiami cromatici che invitano ad accedere alla sala successiva.
Da una conversazione con Nathalie Vernizzi Matino si apprende: che l’artista quando dipingeva, ascoltava la musica jazz di John Coltrane e Miles Davis oltre alle melodie di Mozart e della classica indiana di Amjad Ali; che sceglieva con cura la tela, di ottima qualità, e la fissava personalmente sui telai in legno; che usava i colori acrilici alternandoli in funzione delle emozioni, passando dalle velature alle pennellate materiche e che, una volta terminata un’opera, amava sostare ad osservarla in silenzio e con Nathelie darle il nome che molto spesso coincideva con il titolo della canzone che ascoltava mentre dipingeva, oppure, per i quadri realizzati al rientro di un viaggio in India, con il nome delle spezie.
In India era stato affascinato dall’accostamento vivace dei colori e come questi fossero sempre armonici tra loro e mai chiassosi, alcune opere intrise dalle emozioni e suggestioni vissute in India, sono esposte nella seconda sala della galleria.
Matino ha esposto le sue tele in Europa e in Nord America con mostre personali e collettive. Le sue opere sono presenti nei maggiori musei italiani e nelle collezioni private.
Per vent’anni, dall’estate del 1973 sino a quella del 1993, ha trascorso la stagione estiva a Otranto insieme alla moglie e qui, oltre a dipingere, partecipava attivamente alla vita cittadina nel rispetto del patrimonio artistico e paesaggistico. Sollecitò, all’allora sindaco Salvatore Miggiano il restauro del mosaico della Cattedrale, che accolse la richiesta.
Il catalogo illustrato della mostra, edito Dario Cimorelli, contiene alcune citazioni dell’artista e i contributi a vario titolo dei curatori e storici dell’arte di Nathalie Vernizzi Matino e di Gabriele Matino; di Salvatore Miggiano ex Sindaco di Otranto; di Lorenzo Madaro, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e membro del Comitato scientifico della Fondazione B|R e naturalmente dalla Presidente della Fondazione Biscozzi|Rimbaud Dominique Rimbaud.
La Fondazione Biscozzi|Rimbaud in piazzetta G. Baglivi 4 a Lecce, è accessibile a tutti da martedì a domenica, dalle 17.00 alle 21.00
Articolo pubblicato sulla testata on-line ilgrandesalento.it il 21.06.2024