Storia di un airone

C’era una volta, e c’è ancora oggi, un airone che amava trascorrere alcuni mesi dell’anno in un magnifico specchio d’acqua insieme ai suoi amici.

Airone in cartapesta con ali spiegate
Erocandido Airone opera in cartapesta dim. di Stefania Carofalo

Erocandido, questo il suo nome, aveva stretto amicizia anche con un uomo che non faceva altro che fotografare lui e i suoi compagni.

«Erocandido, guarda c’è anche oggi il tuo amico» osserva Bird, il suo amico alato.

«Eh già! E’ incredibile, è sempre qui…oggi è insieme ad altri uomini che filmano il nostro angolo di paradiso» risponde il nostro airone.

«Chissà cosa vogliono»

«Ma dai, cosa vuoi che vogliano? Vengono a vedere la nostra bellezza, i nostri giochi con l’acqua, i vostri voli…sai gli uomini non sono abituati a vederci, siamo animali insoliti e poi dormiamo su una zampa sola, sarà per questo! » Erocandido immagina che il suo amico uomo sia solo incuriosito dal loro modo di fare.

Intanto il tempo passa e arriva il giorno della partenza.

«Sei pronto Bird? »

«Certo, è arrivato il momento di salutare questo meraviglioso posticino. Ci torneremo il prossimo anno. »

«Sai vado via a malincuore, mi diverto tanto qui perché siamo soli, non ci sono rumori, l’acqua e i pesci sono così buoni! » Erocandido continua ad elencare tutte le cose belle del loro angolo di paradiso.

«Dai non rattristarti, il prossimo anno saremo qui. In fondo il tempo passa in fretta e poi lo sai che adesso i nostri amici ci aspettano per partire  e siamo già in ritardo! » Bird inizia la sua corsetta prima di spiccare il volo.

Il nostro airone volge l’ultimo sguardo a quella laguna e vola via verso altri lidi.

I mesi trascorrono veloci e arriva il tempo di tornare in quello splendido specchio d’acqua.

I due amici seguono la rotta che conoscono da anni, da quando erano pulcini e lì si divertivano a giocare sotto lo sguardo vigile di mamma e papà.

«Amico mio ci siamo: non vedo l’ora di bagnarmi le zampe e fare uno spuntino….che acquolina che ho! » Dice Erocandido sorridendo.

«Dai facciamo una gara a chi arriva prima » propone Bird.

Ma, avvicinandosi alla laguna e si accorgono che c’è qualcosa che non va.

«Oh…ma dove siamo? Abbiamo sbagliato rotta? No dai non è possibile, noi non sbagliamo mai, e poi qui torniamo sempre…ma…ma è impossibile, non sembra lo stesso posto, guarda le mie zampe sono sporche…e anche le mie ali. Che brutto sapore ha quest’acqua e anche il colore non è più turchino» che delusione per Erocandido.

«Guarda amico ci son dei grandi tubi lì, guarda che melma scura e puzzolente scaricano in acqua, chi può aver fatto questo?… ma aspetta…gli uomini ci fotografavano quando eravamo lì, allora…allora non volevano fotografare noi, ma solo il posto giusto per mettere quei brutti tubi» osserva Bird.

«E adesso dove andiamo?

Non possiamo stare più qui, non più»

Erocandido guarda ancora una volta quello che considerava il suo angolo di paradiso e ricorda quell’uomo che sembrava simpatico e si sentì ingannato.

Stefania Carofalo

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